Degas, il gatto speciale

C’era una volta un gatto speciale
Di nome Degas e dall’aspetto regale

Se pensate che lui fosse un pittore
Rispondo di “no, signori e signore”

Non dipingeva con zampe o con baffi 
Né con la coda o con altri ciuffi

Capitava, talvolta, che col suo sederino
Dopo la cacca facesse un timbrino

Perché di leccarsi non sentiva ragione
E si puliva soltanto sul nostro piumone

“Mamma che buffo, che divertente”
Penserete, ridendo, ma non lo era per niente

Più di una volta quello screanzato
Dentro la borsa ha proprio pisciato

Sopra il bucato e nel materasso
Pulire quel giallo non era uno spasso

E ancor oggi in mezzo al divano 
quell’aroma pungente ci solletica il naso

Se prima era un cruccio quell’odore invadente
Oggi ci piace, lo vogliamo presente

Non pensate che fosse maleducato
Cercava di dirci che avevamo sbagliato

Quel suo disagio era un chiaro segnale
Per farci sapere che lui stava male

Era il suo modo per comunicare
Che altra gente non dovevamo invitare

Con noi soltanto faceva famiglia
E vederlo tranquillo era una meraviglia

Lo abbiamo trovato in un giorno di maggio
Andato alla fine a nostro vantaggio

Si nascondeva dentro a un pertugio
Che lui stava usando come rifugio

Quel giorno sembrava davvero un topino
Era poco più grande di uno scricciolino

Ma appena visto abbiamo capito
Che i nostri cuori aveva rapito

Poi giunto in casa dal primo lamento
L’abbiam coccolato in ogni momento

Gli occhi di sole e il pelo d’argento
Lui era il sovrano dell’appartamento

Noi sudditi grati della sua reggenza
Ci appagavamo soltanto con la sua presenza

Dopo ogni pasto con pieno il pancione
Chiedeva, compito, un altro boccone 

E dopo aver reso la sua ciotola vuota
Chiedeva a Mirò della sua una quota

Così soddisfatto, coi piattini puliti
Andava a dormire nei suoi soliti siti

Osservarlo nel sonno era un grande piacere
Ridava colore anche alle notti più nere

Era un raggio di luce nel grigiore del mondo
Che senza di lui è un pozzo profondo

I suoi denti d’avorio e i suoi artigli eran lame
Ci affettava giocando a mo’ di salame

La sua firma apposta sopra ogni braccio
Una riga sul petto un altro suo assaggio

Ma non son cicatrici queste righe sottili
Sono fregi, arabeschi dalle linee gentili

Sette anni di vita, otto chili d’amore
Ci ha lasciato distrutti dal troppo dolore

Non doveva davvero andarsene via
L’amore che resta è la nostalgia

Che per tutta la vita sarà nostra compagna
Quel peso opprimente che nel petto ristagna

Non sbaglio se dico che era un gatto speciale
Col super-potere di combattere il male

Di rendere bello ogni momento
Di portare colore in mezzo al cemento

Ha portato la gioia nella nostra vita
Fa male pensare la sua adesso finita

Io spero ci aspetti alla fine del ponte
Che dell’arcobaleno ci apra le porte

Che resti in attesa del nostro arrivo
Magari dormendo sotto un ulivo

La pianta che un tempo ha tanto amato
E più d’una volta di mangiare ha cercato

Adesso riposa in un campo incantato
Sotto una quercia dal vento cullato

Della natura è tornato a fare parte
E noi aspettiamo di seguirne la sorte

Perché di sicuro alla fine saremo
Di nuovo riuniti in abbraccio sereno

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